
I viaggi in macchina per raggiungere la sua terra d’origine sono un rituale prezioso per entrambi. Una finestra sul mondo per un bimbo che cresce… A tu per tu con Mietta, tra confessioni, consigli sulla maternità e un invito per tutte noi: “Non smettete mai di sognare”
«Quando vedo mio figlio, mi emoziono. È la più grande sfida della mia vita. Sono orgogliosa di lui, di com’è… sempre allegro, curioso, instancabile… Da me ha preso l’amore per la musica. È un rockettaro… Suona la batteria da quando aveva 2 anni». Parola di Daniela Miglietta, in arte Mietta, classe 1969, mamma di Francesco Ian, 7 anni. E incalza: «Ian in ebraico significa “dono del Signore” ed è ciò che mio figlio è per me». Cantante, attrice e scrittrice, reduce dal recente successo di Sanremo Young, il programma in prima serata di Antonella Clerici, andato in onda tra febbraio e marzo 2018, Mietta è categorica: «Consiglio la maternità a tutte. È una emozione quotidiana…». E all’indomani della Festa della Mamma al Magazine di BabyGuest dice: «Ben vengano le aziende che aiutano le famiglie con prodotti e soprattutto servizi innovativi e a misura di bimbi. In Italia c’è ancora troppa poca attenzione nei confronti delle fasce più fragili: i bambini e gli anziani. I primi sono il nostro futuro, i secondi la nostra saggezza. Non possiamo relegarli a ruoli di secondo piano…».
Mietta, sei solita viaggiare con tuo figlio?
Assolutamente si. Me lo porto ovunque. Scuola premettendo, ovviamente. Ho un animo zingaro, sono spesso in movimento anche per la natura stessa del mio lavoro, ma Francesco è sempre con me. Sono una tarantina doc, del resto (ride…).
Come sono le mamme tarantine?
Premurose, molto premurose. Certo, non solo le mamme tarantine. Io avevo 40 anni quando sono rimasta incinta. Ormai è la norma, o quasi. Ma a quell’età hai più voglia di rallentare, di dedicarti ai tuoi affetti. O quanto meno così è stato per me. Lato lavorativo mi sono concessa meno, molto meno. Prima di tutto c’era lui, Francesco. E così è stato finché non ha compiuto 6 anni.
Una scelta consapevole, ma anche rischiosa. O no?
Dipende dalle aspettative di ognuna di noi. Certo, la mia carriera ne ha risentito. Se mi proponevano una tournee teatrale dicevo di no, un musical forse, a seconda delle tappe, se tante e in posti lontani da casa dicevo no anche a quello… Col senno di poi dico che non dovrebbe essere così. Le donne dovrebbero avere maggiori opportunità di gestire al meglio famiglia e lavoro.
Com’è essere donna oggi?
Non me ne vogliano gli uomini, ma sicuramente il nostro ruolo è più complesso. Lavoriamo, siamo mamme, mogli, amanti. E in più dobbiamo essere belle, tranquille, sorridenti… Certo, rispetto a ieri molto è cambiato, ma c’è ancora parecchia strada da fare…
Qual è il viaggio più bello fatto finora con Francesco Ian?
Sono tanti, tutti in Italia, finora non siamo mai stati all’estero insieme. Ma presto andremo. Vorrei portarlo ad EuroDisney a Parigi o, ancora, in Provenza: adoro i campi di lavanda. Altra tappa obbligata: l’Irlanda, è una terra bellissima.
E tra i viaggi in Italia?
Direi che il tragitto Milano – Taranto, in macchina, è ormai un grande classico della nostra vita e soprattutto una occasione per scoprire ogni volta posti nuovi fermandoci qua e là lungo lo Stivale. Francesco è un bambino molto curioso, ama la natura, le passeggiate nel bosco, le nuotate, i pomeriggi in spiaggia… I nostri viaggi on the road sono delle finestre preziose su un mondo che sta scoprendo. E io con lui… E poi la mia terra, la Puglia, d’estate ci trasferiamo nella casa al mare, e quella è la nostra «fuga» dalla quotidianità. Gallipoli è il nostro posto del cuore.
Hai mai incontrato difficoltà nel viaggiare con Francesco?
Dipende tutto dalle aspettative. Io sono piuttosto spartana, da zaino in spalla. Quando era piccolo, mi bastava un marsupio e/o un passeggino tra i più leggeri possibili e via… Certo, vanno date delle regole. I bambini si adattano a tutto, ma bisogna rispettare i loro ritmi.
Era il 1989 quando vincesti il Festival di Sanremo con il brano «Canzoni». L’anno dopo tornasti sul palco dell’Ariston con Amedeo Minghi con il brano cult «Vattene amore» che ti varrà ben 10 dischi di platino (per le oltre 350 mila copie vendute…). Ad oggi hai partecipato a 8 edizioni del Festival e nel frattempo ti sei cimentata nel ruolo di attrice e persino scrittrice… Qual è la prossima sfida?
Sto scrivendo il terzo libro. Nel 2011 ho pubblicato il mio primo romanzo: «L’albero delle giuggiole», poi nel 2017 è stata la volta di «Tra l’acqua e l’olio». Ora sono concentrata su «Lettere d’amore mai spedite». È il titolo di lavoro…
Tutto di te parla d’amore: le canzoni, i libri… Eppure ti definisci una rockettara…
È vero (ride…). Credo di essere una rockettara dall’animo gentile… Ma soprattutto una ottimista di natura. Mai smettere di sognare. È questo il mio motto. Fatelo anche voi!